22 ottobre 2005

Al Liga manca Freccia (Dazeroadieci, 2002)


“Da zero a dieci che voto daresti alla tua vita?”. Questa è la domanda che si pongono i quattro protagonisti del secondo film di Luciano Ligabue quando decidono di tornare a Rimini per concludere un week-end interrotto vent’anni prima. E dalla provinciale Correggio, dove trent’anni prima si era svolto il dramma di Freccia, alla cosmopolita riviera romagnola di fine Luglio il passo è breve: un’oretta di strada, come ci racconta Giove (Stefano Pesce); quei pochi kilometri i nostri trentacinquenni insoddisfatti e affetti da una sedicente sindrome di Peter Pan li percorrono con una gran nostalgia dei mitici anni Settanta, della musica di allora, di quando si era giovani e incazzati per qualcosa, con una gran nostalgia di “Radiofreccia”. E il ricordo di Stefano Accorsi torna anche quando Giove accenna al fratello morto anni prima, quello che era un mito in paese, quasi ad indicare una continuità spirituale tra i due film (da notare anche la somiglianza tra i due protagonisti). Ma il monologo di Stefano Pesce è solo un pallido ricordo delle rovesciate di Bonimba e dei riff di Keith Richards di cui abbiamo tanto sentito parlare; forse perché questa è una commedia sui rimpianti di chi era teenager negli anni Settanta, lontana dai toni drammatici delle lotte per le radio libere, delle contestazioni. I nostri quattro vogliono solo rivivere un weekend goliardico mai concluso. Per questo sembrano stonare le tavole rotonde su ideologie, sulle malattie, la politica e la discriminazione che il regista tenta di affrontare tra una festa in spiaggia e l’altra. Per la colonna sonora vale lo stesso discorso: la musica della pellicola non è il ritorno dei seventies, è il loro ricordo sbiadito; Jim Morrison compare solo nei posters della casa di Baygon (Stefano Venturi), il più nostalgico dei protagonisti; niente alternative o hard rock, niente Led Zeppelin o Pink Floyd, solo Village people e Disco Inferno, che ancora oggi sono tra i revival più quotati nelle nottate estive; d’altra parte siamo a Rimini, patria delle discoteche oggi come ieri. La musica rock diventa centrale quando il bluesman romagnolo con gli stivali (sembra di parlare del Liga!) improvvisa un musical stile anni Sessanta, con tanto di coreografie e comparse ballerine; le parole sono del cantante-regista, la voce, invece, è quella di Pesce. Mentre il brano di Ligabue “Questa è la mia vita” accompagna i titoli di coda.

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