26 febbraio 2008

LA STANZA DEL FIGLIO


Regia: Nanni Moretti.
Con: Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Giuseppe Sanfelice, Silvio
Orlando.
Distribuzione: Sacher Distribuzione.
Produzione: Sacher Film Srl, BAC Films, Canal+.
Anno: 2000.
Durata: 99’.

La stanza del figlio è il film che non volete vedere. La paura del dolore, di un
dolore così grande ed incomprensibile come la perdita di un figlio, allontana
quasi a-priori lo spettatore. Eppure c’è qualcosa di profondamente terapeutico
in questo film tragico e sommesso che sembra la pagina nascosta di un diario
privatissimo e questo qualcosa è inevitabilmente legato al tortuoso tragitto che
gli psicologi definiscono “elaborazione del lutto”. L’unità della famiglia, la
dolce complicità tra moglie e marito e tra genitori e figli d’improvviso vengono
come immobilizzate dal gelido arrivo della morte che trasforma il focolare
domestico in una sorta di presepe ghiacciato. Davanti alla morte si è
desolatamente soli sembra dire Moretti, la sofferenza interiore non riconosce
simili al di fuori di se stessa. Qualcuno ha parlato de La stanza del figlio
come di un’opera sul dolore che divide e il giudizio ci sembra senz’altro
condivisibile. E’ come se ognuno perdesse qualcosa di diverso, come se ognuno,
più od oltre che perdere il figlio o fratello Andrea, perdesse l’immagine, la
propria personale raffigurazione di Andrea. Il ragionamento, forse complesso ma plausibile, trova conferma in un piccolo excursus giallo che precede la
disgrazia. Padre, madre e sorella tentano di capire se sia davvero stato Andrea
il responsabile del furto di un fossile (ancora l’idea dell’immobilità che
ritorna) avvenuto a scuola. Nel susseguirsi di ipotesi su questo fatto
apparentemente non utile ai fini del racconto ciascuno ragiona in base alla
propria idea del ragazzo ed è esattamente di quell’Andrea-riflesso da se stessi
che ognuno si sente orfano. La stanza del figlio, tuttavia, si guarda e si
riceve con il cuore e con un’emozione sempre soffocata che poco spazio concede
alla freddezza dell’analisi psicologica. Impossibile spiegare ciò che
spiegazione non ha. Ed è proprio il padre-psicologo interpretato da Moretti,
infatti, il primo ad alzare mestamente bandiera bianca. Il tornare
ossessivamente sulle circostanze infinitesime che avrebbero potuto evitare la
morte del figlio agisce sulla sua mente come un cancro silenzioso. Il suo dolore
è talmente assorbente ed esclusivo da soffocare quasi la capacità di ricordare,
l’unica cosa, a ben vedere, di cui la morte non riesce a privarci. A mostrare
allo psicologo l’uscita dall’oscuro labirinto sarà una lettera spedita troppo
tardi ad Andrea da una giovane dagli occhi limpidi di nome Arianna. Il filo di
Arianna conduce la famiglia dalle acque dell’Adriatico, quelle della tragedia,
al mare che unisce, e divide, Italia e Francia. Su una spiaggia deserta in cui
disordinatamente vagano madre, padre e figlia ricomincia faticosamente la vita.
Il tempo stabilirà se La stanza del figlio sia il capolavoro del Moretti-regista,
noi ci accontentiamo di credere che sia il film più importante del Moretti-uomo.

recensione di Alessandro Montanari

3 commenti:

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Michele ha detto...

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Marino ha detto...

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