23 gennaio 2007

CLOSER


Regia: Mike Nichols.
Con: Julia Roberts, Jude Law, Natalie Portman, Clive Owen.
Produzione: Cary Brokaw, John Calley, Robert Fox, Mike Nichols, Scott Rudin. Distribuzione: Columbia Tristar.
Anno: 2004.
Durata: 100’.

Sfacciata, candida e provocante, la giovane Alice arriva a Londra dagli Stati Uniti dove, per sbarcare il lunario, fa la spogliarellista in club per soli uomini. L’eccentrica straniera non ci mette molto a fare conoscenze nella City ma le circostanze in cui incontra Dan, cronista addetto alle necrologie o meglio scrittore fallito, sono assolutamente “accidentali”: Alice attraversa sbadatamente la strada e viene scaraventata a terra da un’auto. La ragazza perde i sensi, Dan la soccorre e lei miracolosamente si sveglia, stregando il “gentil cavaliere” con un ammaliante sorriso. Comincia così una tormentata relazione che, dopo aver fornito al giornalista lo spunto per un mediocre romanzo, risucchierà in un complicato vortice sentimentale altri due personaggi: Anna, una fotografa di successo con un matrimonio fallimentare alle spalle, e Larry, un dermatologo dagli insaziabili appetiti sessuali.
A 74 anni suonati e in una cinematografia che non esita a mostrare l’indecente e il mostruoso pur di far parlare di sé, Mike Nichols dà ai tanti giovanotti in posa da maudit una salutare lezione, dimostrando per l’ennesima volta che un anticonformismo inteso esclusivamente come un’attitudine estetica altro non è che una versione in calzoni a vita bassa della biasimata superficialità borghese. Animato da un senile rigurgito di irriverenza, il regista de Il laureato (1967) e di Conoscenza carnale (1971) raduna intorno a sé un cast di alto valore artistico e di grande richiamo commerciale per adattare alle esigenze del grande schermo un fortunato testo teatrale di Patrick Marber che per la raffinata volgarizzazione del linguaggio con cui affronta la problematica sessuale è stato tradotto e rappresentato in ben 30 lingue. Il risultato è un interessante ossimoro cinematografico, un film cupo e brillante, casto e pornografico che, mentre ridiscute canoni rappresentativi consolidati, tratteggia un quadro desolatamente crepuscolare dell’amore e del rapporto di coppia all’alba del terzo millennio. Sullo sfondo, ma chiaramente distinguibile, brilla il sole calante della Morte cui la penna freudiana di Marber concede frequenti incursioni nella trama (Alice conosce Dan rischiando la vita, Dan scrive necrologi….) in evidente aderenza al clichè drammaturgico che da sempre lega Eros e Thanatos. Che il sesso obbedisca a un istinto creativo che si contrappone alla pulsione distruttrice della morte è teoria arcinota e non sta certo qui il valore aggiunto del film, da individuare invece nella parallela operazione registica di “rivestimento dei corpi” e “spoliazione della parola”. Linguaggio brutale e immagini caste: il prodotto, per nulla scontato, è un impudico denudamento dell’anima, ulteriormente spinto e valorizzato dalle maiuscole interpretazioni offerte sia dai già affermati Julia Roberts e Judd Law che dagli emergenti Clive Owen e Natalie Portman. I rapporti interpersonali sono dunque regolati dal gioco frivolo e non-dichiarato della fascinazione che riconduce l’individuo a un egoismo primitivo che l’amore vero invece dovrebbe demolire. L’istinto sessuale è la tensione elettrica che, attraendo e respingendo gli individui, tiene insieme il sistema sociale. L’uomo in fondo resta un animale il cui agire è orientato alla soddisfazione dei bisogni e Nichols, che nella sua lunga filmografia vanta pure un Jack Nicholson in versione licantropo (Wolf - La belva è fuori, 1994), provvede a ricordarcelo abbozzando la descrizione di una incipiente e squallida era post-romantica.
Se Closer vince la scommessa artistica di raggiungere la finezza pel tramite della volgarità non è quindi per merito esclusivo dei dialoghi. Pesano i contenuti, pesa l’atmosfera malinconica e pesa soprattutto l’eleganza di un impianto narrativo ordito come un fluire continuo in cui le invisibili giunture dei salti temporali raccontano tre relazioni cucendone insieme l’inizio e la fine. Il tutto a imitazione dei meccanismi inconsci della psiche che, secondo Nichols, tenderebbe a ricordare delle storie d’amore passate “solo l’inizio e la fine, eliminando il durante”. Esattamente, ci verrebbe da dire, quel che il tempo fa per vendetta con gli esseri umani, riducendoli da trapassati a due misere date scolpite su una lastra di marmo. Come dire che il meglio, la vita e l’amore, è inevitabilmente destinato all’oblio.

recensione di Alessandro Montanari

3 commenti:

Anonimo ha detto...

è il mio film preferito!!!
bella recensione!

Anonimo ha detto...

grazie mille per essere passato dal mio blog e per avermi linkato. anche io ho fatto lo stesso, perchè leggendoti, devo dire che scrivi davvero benissimo, complimenti!
Mi farebbe piacere se leggessi la mia recensione di Closer -nel mio blog nella sezione STORIE- e se magari mi dessi anche un parere visto che sei uno "del mestiere" ;-)
Accetto volentieri consigli, scrivimi pure una mail se ti va. ciao ciao
Anna

Anonimo ha detto...

Ritengo Closer un capolavoro, così come Angels in America e Il Laureato. Mike Nichols, non a caso, è uno dei miei registi preferiti...

ottima recensione cmq.
ciao!